Luisella ABBONDI in arte Luì GOBBINO
Attratta naturalmente dal gesto artistico, da giovanissima si dedica alla pittura del paesaggio.
Consigliata di intraprendere gli studi all'Accademia, frequenta botteghe di artisti emergenti, e si confronta con alcuni grandi Maestri contemporanei.
Trascorso un periodo di quiescenza, in cui si dedica a svariati progetti sociali e privati, torna all'attività creativa, mossa dalla necessità di sviluppare un proprio linguaggio artistico.
Parte dall'idea che l’arte debba fondarsi soprattutto sul pensiero e debba superare il mero piacere estetico, ormai frainteso ed equivoco. Rispecchiandosi largamente nell'arte concettuale, fa scomparire nelle sue opere il significato emozionale, per far emergere soprattutto un messaggio intellettuale.
Sono di questo periodo le opere eseguite con le tecniche più svariate e numerosi collage composti da materiali eterogenei tra loro.
La sua riflessione prosegue sull'impostazione teorica e sconfina presto verso la sua condizione operativa. Il suo impegno si articola così, da una parte, in un riesame della natura della sua arte e, dall'altra, si interroga profondamente sul ruolo sociale della sua produzione e in generale di quella dell’artista.
Sente il bisogno di guardare alla Storia e riconosce l’affiorare di un legame necessario con la tradizione, sebbene fatto di luci e ombre. Nascono nuovi motivi di ispirazione e una necessità di rinascita spirituale.
Trova una prima risposta nell'energia del colore, primitiva ed arcaica, facendo emergere le sue riflessioni attraverso svariati cromatismi.
Nelle sue opere si trovano allora sia l’inquietudine della presa di coscienza di una nuova realtà, sia la ricerca interiore, attraverso tonalità di forte impatto, che imbrigliano nell'informale vissuti profondi, attraversati da vibrante sensibilità.
Da questa esperienza trae motivi di ispirazione che la accompagnano tutt'oggi, attra-verso un’ecologia della mente, verso un’ecologia dell’arte.
Le sue opere più recenti evocano ambiti molto distanti tra loro, e, come spostabili, sono capaci di accostare realtà apparentemente irrelate.
L’opera utero consapevole, ne è l’esempio. In esso la possibilità di utilizzare la tecnologia e di indagare la realtà aumentata in arte, si fonde con i simboli archetipici più antichi.
Il recupero di visioni più tradizionali dell’arte figurativa è graduale e inizia con la comparsa, nelle sue opere, di tratti intermittenti che evocano figure e volti umani. Immagini che rimandano ad un universo arcaico e primitivo che, però, permettono di entrare in contatto con una cultura che pare nuova, che aspetta ancora di essere decifrata e compresa.
La ricerca è andata evolvendosi dal segno, dal colore alla figura. Si tratta del tentativo di andare oltre lo scontro tra l’arte figurativa e quella concettuale, lasciandone intravedere i ponti di comunicazione, le possibilità di connessione.
I punti di contatto sono numerosi, grazie anche alla tecnica pittorica che non tralascia, laddove necessario, il supporto delle più moderne innovazioni e tecnologie, non ultimo il led.